Arte


Mosaico di San Nicola

Il santo patrono è stato raffigurato in questo splendido mosaico posto sul timpano del portone principale della chiesa. La tecnica del mosaico, che consente, grazie alla disposizione inclinata delle tessere, di ottenere particolari effetti di infrazione della luce, qui è arricchita dall’inserimento di schegge dorate sparse qua e là nel fondo, a determinare una composizione particolarmente preziosa e splendente. Ottima la scelta di lasciare il fondo compatto in modo da far risaltare la figura che, invece, è composta con tessere che seguono un andamento ondulato.


Balaustra

La balaustra che cinge l’altare maggiore della chiesa di San Nicola, di notevole fattura, presenta pregevoli intarsi in marmo policromo. E’ datata 1616 e probabilmente è di scuola di Fanzago. E’ da notare che balaustre simili si possono rintracciare in alcuni paesi dei dintorni: Viggianello, Morano Calabro, Mormanno e Castrovillari: soltanto in questi ultimi due centri, però, pare riscontrabile la mano di un maestro, mentre negli altri e più credibile l’intervento degli allievi. La balaustra proviene dall’antica abbazia di San Filippo, sita anch’essa nel territorio di Lauria, che ando’ in rovina sul finire del 700, forse causa di una frana. Anche lo splendido coro ligneo che adornava la chiesa benedettina, fu trasferito nella chiesa di San Giacomo, dove è attualmente. La balaustra si eleva dal pavimento della Chiesa per due scalini di pietra calcarea lavorata. È ripartita da pilastrini cilindrici rettangolari: questi ultimi, intarsiati in marmo policromo -verdino, rossastro, nero- presentano varie raffigurazioni. Il particolare qui riprodotto mostra 4 stemmi, certamente appartenenti alle famiglie dei feudatari che si sono succeduti nel governo della città.


Natività

Sulla mensa dell’altare posta nella seconda campata della navata destra spiccano i bassorilievi in marmo bianco raffiguranti le scene della Natività e dell’adorazione dei Magi. La tecnica del bassorilievo, grazie alla quale le figure si staccano in maniera appena marcata dal fondo, permette di evidenziare in primo piano, nella composizione, le figure più importanti – in questo caso Gesù bambino, Maria e Giuseppe – e di raffigurare sul fondo il contorno che inquadra la scena. E’ evidente che i vari piani permettono un gioco di ombre che rende molto preziosa ed efficace la rappresentazione.


San Nicola (P. Iannotta)

Datata 1882, questa tempera di Pasquale Iannotta, dipinta dopo un’ulteriore ristrutturazione della Chiesa, impreziosisce la volta della navata centrale, insieme ad una “Ultima Cena” e ad una “Madonna col Bambino e Sant’Anna”, anch’essi attribuiti allo stesso autore. La composizione del dipinto è classica: il Santo viene sollevato al cospetto di Dio da uno stuolo di angeli che sorreggono il suo bastone e la sua tiara di vescovo. Il dipinto è diviso in due zone: una in piena luce, illuminata da Dio, che fa risplendere il volto di San Nicola, l’altra, invece, buia, quasi fosca.


Consacrazione (M. Lanziani)

Sulla volta del coro risplende questa tempera raffigurante la Consacrazione, opera del pittore Mariano Lanziani (1883-1970). Questo pittore, autodidatta, influenzato dalla figura di Pasquale Iannotta, dopo alcuni contatti con l’Istituto delle Belle Arti di Napoli, svolse la sua opera nel circondario di Lauria. Preferendo i ritratti ed i soggetti religiosi, egli risentì della pittura tipica dell’800 e, dunque, della Scuola Napoletana. In questo dipinto si può ammirare lo splendore dei colori, messi in risalto dalla luce centrale. Pregevole anche il tocco della mano dell’artista che sottolinea i drappi delle vesti degli angeli e scolpisce le ali con chiaroscuro, dando l’illusione di movimento.


San Giuseppe col bambino (P. Iannotta)

Pala d’altare posta nella parete di fondo, quest’odio su tela di Pasquale Iannotta raffigurante San Giuseppe con Gesù; circondato dagli angeli. Dipinto nella seconda metà dell’800, risente degli influssi pittorici dell’epoca: più importante della resa pittorica è il “tema” che, per essere impressionante e coinvolgente, ha bisogno di una pittura più efficace. L’obiezione che veniva mossa ai pittori che operavano in tal modo consisteva nel ritenere che i quadri avrebbero potuto essere sostituiti da fotografie di soggetti composti in atteggiamenti recitativi, con costumi e arredi del tempo. Ma, al contrario, è proprio qui che stava la forza di questa pittura che rappresenta figure e cose mai viste, immaginate e vere nello stesso tempo. E’ ben si può cogliere in tutto ciò con questa tela: il volto di San Giuseppe è scavato dagli affanni dei pensieri e si levano le rughe sulla fronte; il Bambinello è florido e vispo illuminato dalla Grazia; ben composta sono le vesti in cui i colori spiccano con i contrasti di luce.


Coro ligneo

Dietro l’altare maggiore è il pregevole coro ligneo del 1554, opera di maestranze meridionali. È articolato in due ordini: il primo, i banchi, con intagli negli schienali, che riproducono strumenti di lavoro e di preghiera e San Bruno in meditazione. Il secondo, gli stalli, separati da braccioli con figure grottesche, da cui si levano elementi di separazione scolpiti a giràli, animali, monaci ecc.. Negli schienali, in basso, sono intagliati cesti, cartigli, teste d’angelo, in alto, sono scolpite immagini di vari santi (Benedetto, Eugenio II, Giovanni Battista, Bernardo, Roberto Abate), di Gesù, degli Apostoli e dell’Immacolata. Ogni seggio è coperto da un’artistica conchiglia lignea. Nel cartiglio sulla porta centrale sono scolpite le varie date di costruzione: la parte più antica e preziosa è del 1554, le restanti del 1679 e del 1689.


Ultima cena

Sul soffitto della seconda cappella laterale destra è dipingo questo ovale che raffigura l’Ultima Cena, opera di un ignoto pittore meridionale. L’impostazione del dipinto è classica: gli apostoli, dopo l’annuncio del tradimento fatto da Cristo, sono divisi in due gruppi; Giuda, che ha tradito è isolato ed assorto nel suo pensiero; Giacomo poggia il capo triste sulla spalla di Gesù. L’espressione dei volti, i gesti degli apostoli sono il risultato di un concitato chiedersi, consultarsi, solo Cristo è sereno per il suo gesto assoluto: a testimonianza che, se negli uomini tutto è relativo, per il Signore la verità è chiara, evidente. L’aver riunito, dunque, le figure in gruppi ben evidenzia i moti di animi espressi con gesti del corpo e da’ loro una dimensione monumentale.


Il polittico (olio su tela) posto sull’altare maggiore, in marmo policromo, della Chiesa di Sant’Antonio è attribuito ad Ippolito Borghese. Incorniciato da un pregevole legno, con intarsi decorazioni in oro, è composto da sei dipinti. La pala centrale ( 216 x 175 cm), qui riprodotta, raffigura l’ascensione della Madonna in cielo con il seguito degli angeli, così come è rappresentata nell’iconografia classica. Le tele laterali, separate da lesene con capitelli decorati, raffigurano, a destra, San Carlo Borromeo e Santa Lucia, Sant’Antonio e San Matteo. Al di sopra della pala centrale vi è un’immagine di Dio.


Stemma

Ilpilastro sostiene una statua di San Giacomo, un estremo della cappella del Purgatorio, addossato alla facciata, e decorato con maioliche risalenti al ‘700. Questo particolare mostra lo stemma della città di Lauria, il basilisco, animale mitologico, appoggiato ad un albero, con il motto “noli me tangere”. L’iscrizione ci riferisce l’epoca di fabbricazione:”Quartus Idus Augusti, A.D. MDCCLXXI” (10 Agosto 1771).

 


Madonna del Purgatorio

Sulla facciata laterale della cappella del Purgatorio, in piazza San Rocco, sono poste queste mattonelle in ceramica dipinte (60 x 45 cm) raffigurante una madonna che, con lo sguardo pietoso, guarda le anime purganti. Questo tipo di rappresentazione rientra nell’uso di adornare le facciate delle cappelle con maioliche che ricordano, nei soggetti, il Santo cui la cappella stessa è dedicata.