Domenico Lentini nacque, ultimo di cinque figli, a Lauria 20 settembre 1770 da Macario e Rosaria Vitarelli. Chiamato alla vita religiosa, a quindici anni, vestì l'abito talare e cominciò di studi letterari teologici presso il seminario di Policastro Bussentino. Il 27 ottobre 1793 fu ordinato diacono a Mormanno (cs) e l'8 giugno successivo fu consacrato sacerdote nella cattedrale di Marsico Nuovo. Rientrato nel paese natio, non trascurando i doveri religiosi, si dedicò senza alcun compenso all'insegnamento dei giovani, amalgamando l'apostolato religioso con quello educativo e della scuola. Fu verso tutti di una profonda umiltà d'animo, tanto che i concittadini dicevano di lui: "era umile nel parlare, umile nell'esortare, umile nel correggere".
Osservò scrupolosamente i precetti della religione cattolica, imponendosi una vita strettamente povera: tutto ciò che era in lui proveniva dal ministero sacerdotale ed dall'insegnamento lo distribuiva i poveri per alleviarne la miseria. Rimaneva lunghe ore in preghiera e adorazione davanti a SS. sacramento e celebrava l'eucarestia con intensa partecipazione, si da essere descritto dai contemporanei un "angelo dell'altare". Dedicò il tempo disponibile alla predicazione: la sua voce echeggiò, oltre che nelle chiese di Lauria, in quelle di Lagonegro, Castelluccio, Latronico, Rivello, Trecchina, Sapri, Torre Orsaia, Vibonati. Si trovò ad operare in tempi non semplici e sereni della Chiesa e per la storia d'Italia e d'Europa: furono gli anni della rivoluzione francese e della successiva epoca napoleonica, della restaurazione e dei primi moti risorgimentali.
E' interessante a tal proposito narrare un episodio avvenuto a Lauria nel periodo della Repubblica partenopea, episodio che vide l'intervento del Lentini. Anche Lauria, infatti, era stata democratizzata ed era stato collocato, sulla collinetta di San Vito, l'Albero della Libertà, simbolo dell'emancipazione del popolo e della tirannia della nobiltà, del clero e della monarchia. Quando la Repubblica fu rovesciata scoppiarono i disordini tra i liberali e i borbonici che reclamavano la distruzione dell'Albero.
Don Domenico convinse i repubblicani ad abbatterlo promettendo che al suo posto avrebbe fatto anlzare una croce, che ancora oggi si può osservare nella villa comunale del rione superiore, vero simbolo della libertà. Il 25 febbraio 1828 l'anima immacolata di Don Domenico ritornò al creatore. Migliaia di persone, da Lauria e dei paesi limitrofi, accorsero nella chiesa madre per venerarne le spoglie mortali.
Il suo corpo rimase colorito per otto giorni con il sangue che scorreva ancora nelle vene, tanto che non fu sepolto prima di una settimana e intorno al suo feretro si compirono numerosi miracoli. Nel 1842 Monsignor Laudisio iniziò il processo canonico per onorarlo all'aureola di santo. Il 27 gennaio 1935 Papa Pio XI ne riconobbe l'eroicità delle Virtù proclamandolo venerabile. Il 12 ottobre 1997, in piazza San Pietro, sua Santità Giovanni Paolo II lo ha solennemente proclamato Beato.
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